CONSIGLI DI LETTURA

Le braci, il romanzo introspettivo di Sándor Márai

Le braci di Sándor Márai, pubblicato nel 1942, è stato inserito nell’Indice dei libri proibiti e bandito dall’Ungheria per quarant’anni. È riconosciuto, oggi, come una delle opere più interessanti dell’autore. Márai, tra gli scrittori più apprezzabili e rappresentativi della scena letteraria mitteleuropea, scrive questo romanzo in un periodo difficile, nel quale iniziano a presentarsi in lui i sintomi di un profondo disagio esistenziale che lo porterà al suicidio nel 1989. L’autore riesce a plasmare quei sentimenti e quelle paure nelle pagine di questo libro, in particolare nella rappresentazione del protagonista.

La trama de Le braci è semplice, il libro è sì breve, ma denso di significati e profondità umana. Il protagonista è un vecchio generale ungherese, una sorta di controfigura immaginaria dell’autore, che per quarantun anni nutre un sentimento di vendetta e attende le risposte alle domande che l’hanno tormentato per tutta la vita. Adesso che è anziano, ha finalmente l’occasione di incontrare il suo vecchio amico Konrad con il quale condivide un terribile segreto. I due uomini, legati da giovani da un sentimento profondissimo, si ritrovano ora in un castello ai piedi dei Carpazi. Il vecchio ufficiale Henrik ha trascorso tutti questi anni tra le mura della residenza, mentre l’amico Konrad in Estremo Oriente, entrambi attendendo quell’incontro.

Nonostante il romanzo si presenti come un lungo monologo del vecchio generale, l’autore riesce a rendere la storia intrigante, in un climax che spinge il lettore a volerne sapere sempre di più. La narrazione è concentrata nell’arco della giornata dell’incontro e della successiva notte, intervallata dai ricordi del passato trascorso nella splendida Vienna, di cui Márai fa un ritratto meraviglioso:

Vienna era piena di allegria. Nel centro cittadino, nelle cantine ammuffite dai soffitti a botte, si spillava la birra migliore del mondo, e quando le campane annunciavano il mezzogiorno l’aroma del sugo di gulasch si diffondeva per tutta la città. Nelle strade e negli animi regnava un’atmosfera di benevolenza e di cordialità, come se la pace tra gli uomini fosse destinata a durare in eterno. […] nei caffè, alle quattro del pomeriggio si accendevano le lampade a gas e si serviva il caffè con la panna.

La bellezza di quest’opera non sta nel racconto del triangolo amoroso, o perlomeno non solo in quello, ma quanto nella costruzione introspettiva del protagonista. L’autore, che in vecchiaia si discosterà da questo libro ritenendolo eccessivamente romantico, pone davanti al lettore un uomo solo, ferito dalla vita e dalle uniche persone che ha amato. Quell’uomo, adesso che la vita giunge al termine, è pronto a trovare le risposte che ha sempre cercato in quello che si rivela un duello verbale, nel quale la fiamma del risentimento si trasforma prima in brace, e poi in cenere.

Ma poi sei tornato, perché non potevi fare diversamente. E io ti ho aspettato, perché nemmeno io potevo fare diversamente. E sapevamo entrambi che ci saremmo incontrati ancora una volta, e che poi sarebbe stata la fine. Della vita, e naturalmente di tutto ciò che ha dato un senso alle nostre vite e le ha mantenute in tensione fino a questo momento. Perché un segreto come quello che esiste tra te e me possiede una forza singolare. Una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà colore alla vita e la mantiene in tensione. Ti costringe a vivere.

Redazione Letturificio
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