LETTERATURA FEMMINILE

Il mistero dietro “La porta” di Magda Szabó
La porta dell'anima-Magda Szabó

Considerata una delle più grandi scrittrici ungheresi del XX secolo, Magda Szabó incanta i lettori con quello che è ritenuto il suo capolavoro: La porta. Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma uscito in Italia soltanto nel 2005, presso Einaudi Editore.

La porta racconta il legame, durato ben vent’anni, tra due donne dall’estrazione sociale molto diversa: una scrittrice borghese e la sua domestica Emerenc.

Un rapporto contraddittorio, fatto di conflitti, aspre liti, ma anche affiatamento profondo che porterà le due donne ad instaurare un legame indissolubile che segnerà tutta la storia.

Ambientato a Budapest, alla storia personale delle protagoniste si interseca la storia del paese, sullo sfondo si staglia, infatti, l’Ungheria degli anni dell’occupazione, della presenza del nazismo e l’avvento dell’unione sovietica; eventi impossibili da trascurare e che avranno rilevanza nelle vita delle due donne, soprattutto in quella di Emerenc.

La porta che dà il titolo al romanzo è quella della casa della domestica, che la protagonista non ha mai aperto a nessuno. Quella soglia che nessuno ha mai valicato sembra rappresentare l’accesso al mondo interiore di Emerenc, fatto di fragilità e di paura.

La Szabó, con grande talento riesce a delineare la figura di Emerenc, a metà tra donna comune e figura mitologica: forte, algida, incorruttibile, taciturna, instancabile, ferma sulle idee di antintellettualismo e antipolitica:

Dopo la Seconda guerra mondiale si spalancarono di fronte a lei orizzonti illimitati, avrebbe potuto costruirsi il destino che preferiva, era intelligente, possedeva una fredda mente analitica, perfette capacità logiche, ma rifiutò di studiare, di emergere, di svolgere attività di interesse collettivo piegandosi a ordini provenienti dall’alto o perseguendo obiettivi fissati da qualche campagna, voleva essere lei sola a decidere per chi e per cosa marciare […], non lasciava che la parola politica entrasse nel suo universo. […] Emerenc era l’unico abitante del suo reame personale1.

Non solo contraria alla politica, alla cultura, per la quale non ritiene quello dello scrittore un vero e proprio lavoro, ma anche alla religione.

Una figura destinata a rimanere nella mente del lettore per la sua storia personale, per la delineazione del suo personaggio. Donna la cui algidità ha permesso di escludere dalla vita gli affetti profondi, dopo alcune amare delusione, erigendo un muro, o meglio ponendo un confine che soltanto la giovane scrittrice riuscirà ad oltrepassare.

Si stagliano sulla pagina due donne agli antipodi, per estrazione sociale, per cultura e per passato: la scrittrice, che è anche la narratrice della storia, è una donna socievole, borghese, insicura, poco avvezza ai lavori manuali, la cui priorità è quella di raggiungere il successo professionali e i cui gusti, modi e idee collidono fortemente con quelli di Emerenc.

Le due donne, segnate da un rapporto di odio-amore, come due amiche, due sorelle, come madre e figlia vivono la complessità di un legame che interesserà tutta l’opera.

Dietro una spessa coltre di nebbia c’era un’anima che brillava luminosa. […] non avevo ancora capito fino a che punto l’amore potesse essere una passione illogica, fatale, imprevedibile, eppure conoscevo la letteratura greca che rappresentava sempre la passione come un’ascia sfolgorante, brandita insieme dalle mani di morte, amore, carità2.

Le altre figure della storia, come il marito della scrittrice e le vicine di casa di Emerenc, risultano secondarie, abbozzate, figure di appoggio alla storia delle due donne.

L’unico personaggio importante è Viola, il cane della scrittrice, trovato abbandonato la sera di Natale. L’animale rappresenta il collante tra le donne, come un figlio il cui affetto è combattuto tra due madri. Viola è fortemente legato ad Emerenc, quasi come se lei avesse sull’animale una forza mistica che segna un rapporto di totale dipendenza, per il quale l’animale non riconosce mai come padrone la scrittrice.

Lo stile scarno e pulito della Szabó fanno sì che anche la storia risulti tersa, a tratti spietata. Il lettore si immedesima, prova sentimenti contrastanti per la figura di Emerenc, complessa e sfaccettata, la cui storia provoca compassione e rabbia allo stesso tempo.

La domestica si rivela insegnante di vita per la scrittrice, impartendole consigli in maniera brusca e senza filtri, ma colpendo la sensibilità della donna e del lettore stesso.

La lettura lentamente diventa appassionante, una storia ricca di misteri in cui il più grande segreto risulta essere quello dell’animo umano.



1 Magda Szabó, La porta, Torino, Einaudi editore, 2005, p. 102.

2 Ivi, p. 110.

Redazione Letturificio
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