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PsicoLetturificio incontra Gregor Samsa da La metamorfosi
Gregor Samsa-psicoletturificio

La metamorfosi di Franz Kafka è uno dei racconti più noti e importanti della letteratura del Novecento. Inizialmente rifiutato da un’importante rivista, fu pubblicato sul mensile Die weißen Blätter nell’ottobre 1915. Due mesi dopo, fu dato alle stampe dall’editore Kurt Wolff di Lipsia.

Di seguito, abbiamo immaginato che Gregor Samsa affrontasse una seduta di terapia dallo psicologo riflettendo sulla sua condizione e sui cambiamenti in atto.




Salve Sig. Samsa, deve aver avuto non poca difficoltà ad aprirmi le porte della sua stanza. Eccomi qui, mi racconti tutto, cosa succede? Cosa la turba così tanto da non riuscire neanche ad uscire da questo posto?

Buongiorno Dottoressa L., in realtà è stata mia sorella Grete ad insistere che lei venisse qui. Io avrei preferito evitare, sono convinto che tutto questo passerà in fretta, tornerò a lavoro ma non in queste condizioni! Anzi, preferisco rimanere qui, un po’ nascosto ed evitarle questa brutta visione. È accaduto tutto in una notte, mi sono svegliato una mattina da sogni agitati e mi sono trovato così diverso. Ho subìto una sorta di metamorfosi. La schiena rigida, come una corazza, un peso, come se mi sentissi schiacciato verso il pavimento. E poi le vede queste protuberanze, simili a delle zampe? Oh mi auguro per lei di averle evitato una tale immagine disgustosa. E la voce? Sembra che essa si mischi ad una sorta di pigolio lamentoso. Non posso andare a lavoro in queste condizioni! Ma tutto questo deve passare in fretta, non posso permettermi di essere licenziato. La mia famiglia conta su di me!


Quando sono iniziate queste idee, percezioni? Vede forse una connessione a qualche momento particolare o evento della sua vita?

È stato tutto così improvviso. Una mattina non sono riuscito ad alzarmi dal letto, facevo fatica ad arrivare alla porta, ad aprirla…Come le dicevo ho sempre badato io alla mia famiglia. Fin da giovane mi sono buttato sul lavoro diventando un commesso viaggiatore: un lavoro faticoso, ma ben pagato. I miei genitori e mia sorella sono nei guai e contano su di me…o sarebbe meglio dire contavano…Non fosse stato per loro mi sarei licenziato da un pezzo, sarei andato dal principale e gli avrei detto tutto dalla a alla z, ma non potevo permettermelo. E adesso, non posso uscire dalla stanza in queste condizioni!! Come posso andare a lavoro conciato così?? Mia sorella cerca di darmi una mano, di capirmi. Si occupa di riordinare questa stanza da cui non esco da tempo, di portarmi del cibo che mi sazi e di non far penare i nostri genitori. Inizio ad aver paura che le cose non tornino più come una volta. Mi sento schiacciato da me stesso e da questa intollerabile situazione e sento che anche i miei cari si stanno allontanando, non più disposti a sopportare tutto questo.


Mi sembra di capire che questa sua nuova “condizione” abbia quindi portato grossi cambiamenti non solo in lei ma in tutti i suoi familiari, soprattutto in termini di cura ed attenzioni che le sono rivolte me ne parli meglio: cosa prova e cosa la turba in particolare?

I miei genitori hanno dimostrato subito una sorta di disgusto, di paura nei miei confronti e nei confronti dei cambiamenti del mio corpo. Mio padre con più aggressività, mia madre con più paura, è anche svenuta qualche volta e per questo evita di guardarmi. Da qualche tempo le cose sembravano andare meglio, come se si stessero adeguando a questa strana situazione. Negli ultimi giorni, però, ho notato che qualcosa sta cambiando, sembra che tutti in questa casa si stiano riappropriando della propria vita: mio padre ha ricominciato a lavorare, mia madre cuce biancheria per un negozio di moda, e mia sorella lavora come commessa e studia stenografia e francese. Come può una famiglia tanto oppressa dal lavoro e dalla fatica, pensare ad un figlio come me? Le attenzioni dei miei genitori e soprattutto di Grete, non sono più quelle di prima. E come biasimarla? Inizio a sentirmi un peso per loro, una nullità. Non riesco più a vedere che posto possa avere io in questa famiglia che va avanti, mentre io resto indietro, recluso in questa stanza.


Sembra che ormai lei abbia perso la speranze, cosa crede che accadrà d’ora in poi?

Questa metamorfosi ha cambiato la mia vita, non solo nell’aspetto…Credo di non poter chiedere alla mia famiglia questo sacrificio, prendersi cura di me richiede tempo ed energie e sembra che loro non ne abbiano più.



Commento Dottoressa L.

Qualche giorno fa sono stata contattata dalla famiglia Samsa, in particolare dalla giovane Grete per una visita domiciliare. La ragazza, appare alla voce molto agitata e mi riferisce di essere la sorella dell’uomo che dovrò incontrare a casa loro, perché lui, sebbene a detta della famiglia si trovi in una grave condizione, non è concorde su questo incontro. Prima di prendere accordi, Grete aggiunge soltanto che il paziente, Gregor Samsa, da qualche tempo rifiuta di uscire dalla sua stanza e di incontrare persone. Quando mi reco a casa dei Sig.ri Samsa in effetti riscontro un clima piuttosto denso di turbamento e preoccupazione. Sono introdotta nella stanza, ma ad una prima occhiata sembra che non ci sia nessuno. Dalla penombra mi giunge però una presenza che comprendo essere il Sig. Gregor, accuratamente nascosto alla mia vista. La sua voce è affaticata e lenta. Si preoccupa subito di motivare il suo nascondersi dandomi immediatamente la possibilità di comprendere in che situazione di disagio egli si trovi. Parla di una sua metamorfosi corporea che sarebbe sopraggiunta qualche giorno prima, improvvisamente e che lo ha praticamente trasformato rispetto alla sua forma umana. Mi chiedo se in effetti il Sig. Samsa possa avere nella realtà qualche piccolo difetto corporeo, magari congenito, mai accettato. Immediatamente però nel suo racconto mi giunge il parallelismo tra il “peso” e le responsabilità della famiglia che l’uomo sente gravare su di sé e la sua nuova forma “schiacciata” con piccoli arti nella quale crede di trovarsi al momento. Il suo desiderio di liberarsi da un posto di lavoro che non gli si addice, va in lui in stretto contrasto con le difficoltà economiche familiari di cui accenna. Molto probabilmente questa forte pressione lo ha condotto ad una situazione di alienazione tale dalla quale non ha trovato via d’uscita se non in una forma di dismorfismo corporeo che ne giustifichi una sorta di “uscita di scena”. Inizialmente questo ha portato per il sig. Gregor una nuova attenzione da parte dei famigliari. Come racconta lui stesso. La sorella in particolare, se n’è presa cura ed ha nutrito, come gli altri, la speranza di una pronta risoluzione. Tuttavia più recentemente sembra che il clima sia cambiato da preoccupazione e speranza, a reazione e rifiuto, e questo turba particolarmente il paziente aggravando il suo disagio psicologico. 


Disturbo da dismorfismo corporeo o Dismorfofobia 

Il disturbo comunemente conosciuto come Dismorfofobia, è incluso nella categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi del DSM-V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) con il nome di Disturbo da dismorfismo corporeo.  Esso è caratterizzato da una eccessiva preoccupazione per un difetto fisico solo lievemente osservabile o del tutto assente, che però è percepito dal paziente come molto grave. Esso può essere vissuto a carico di una qualsiasi parte del corpo anche se statisticamente alcune sono più frequenti di altre. La conseguenza predominante a questa percezione è l’eccessiva preoccupazione per mutare/nascondere tale difetto a causa della vergogna provata, con conseguenze innegabilmente pesanti soprattutto sul piano delle relazioni sociali ed affettive.

Redazione Letturificio
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